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Ne hanno già parlato un paio di bravi blogger, ma oggi, inesorabile, è arrivato il colpo di grazia. Dunque. Pino Belleri nel 2007 era il Direttore di Oggi: fu proprio lui a pubblicare quegli scatti, fu proprio lui a mandare in stampa quel servizio, "L'Harem di Berlusconi". E stamattina, sconvolto dalle parole di Ferrara, ha deciso di chiarire la questione, con una lettera a Libero:
Ricordate no? La furia di Berlusconi esplose immediata: "Stavolta sono deciso ad andare fino in fondo all'azione legale ... dietro alla scelta di pubblicare quelle immagini c'è una precisa strategia mediatica e politica". Ghedini sbottò con parole durissime: sono "fotografie procurate in dispregio di ogni diritto della privacy". Insomma, il settimanale Oggi per aver pubblicato quel servizio venne letteralmente sbranato. E ancora. Altroché immagini "scattate da fotografi autorizzati", è tutta roba dell'odiatissimo Antonello Zappadu, un professionista che ha dovuto più volte fare i conti (spesso vincendo) con la schiacciasassi difensiva del Cavaliere: Zappadu era talmente autorizzato che si beccò una denuncia per violazione della privacy ed una per violazione di domicilio, com'è lui stesso a confermarmi.
Guardate queste foto: Click Click Click ... Le vedete? Bene, queste foto non sono state rubate. È Berlusconi con delle ragazze in braccio che si diverte nella sua casa al mare. Ripeto, queste foto non sono rubate: sono state scattate da fotografi autorizzati e poi date ai grandi giornali popolari. Berlusconi è fatto così …Giuliano Ferrara, Qui Radio Londra, Rai 1, 17.3.11
Ne hanno già parlato un paio di bravi blogger, ma oggi, inesorabile, è arrivato il colpo di grazia. Dunque. Pino Belleri nel 2007 era il Direttore di Oggi: fu proprio lui a pubblicare quegli scatti, fu proprio lui a mandare in stampa quel servizio, "L'Harem di Berlusconi". E stamattina, sconvolto dalle parole di Ferrara, ha deciso di chiarire la questione, con una lettera a Libero:
(...) Ferrara ha spiegato a milioni di italiani «che non si trattava di foto rubate, ma scattate da fotografi autorizzati da Berlusconi e mandate ai grandi giornali popolari». Dire che sono sobbalzato sulla sedia è poco ... Bastano due fatti a dimostrare che le foto non sono state scattate in accordo con Berlusconi e che non sono state distribuite col suo consenso:1 - Dopo la pubblicazione, il Garante per la protezione dei dati personali, su istanza dell’avvocato Ghedini (Berlusconi), con un procedura che ha stabilito il record mondiale di celerità (quattro giorni!), ha disposto per Oggi e per tutta la Rcs il blocco della diffusione delle foto già uscite e di tutte quelle appartenenti a quel reportage (circa 300), ritenendo quel servizio “allo stato degli atti illecito”. Quel divieto è tuttora valido per le testate Rcs, ma non per Internet, i giornali di tutte le altre case editrici e le tv, Ferrara compreso.
2 - Da tre anni pende sulla testa del direttore (cioè, io) che sarebbe stato gratificato della giocosa iniziativa fotografica di Berlusconi un procedimento penale avviato dal solito Ghedini (Berlusconi), nel quale sono imputato dei reati di indebita intromissione nell’altrui sfera privata e ricettazione. Il processo è solo alle prime udienze. Si farà mai davvero? Siamo certi che Ghedini e la “persona offesa” (Berlusconi) vorranno veder sfilare in aula le cinque ragazze di quel servizio (resta ancora ignota, altra stranezza, l’identità di tre) con il rischio che possano raccontare come santificava la Pasqua (era la vigilia) il cattolicissimo Berlusconi nella sua villa in Sardegna?
(Quelle foto - "un documento unico, straordinario" - inoltre rappresentano) la prova delle bugie di Berlusconi. Ricorderai: due mesi prima il Cavaliere, sfidato pubblicamente da Veronica Lario che pretendeva scuse per i suoi comportamenti, aveva scritto una lettera nella quale giurava che l’amore e il rispetto della dignità della moglie non erano mai e non sarebbero mai venuti meno. Quelle immagini dimostravano il contrario. Non solo: come giustificarono quel servizio Berlusconi e il suo portavoce Bonaiuti? «Era un festoso raduno di giovani di Forza Italia. La mano maliziosa del direttore ha tagliato le foto: in campo allargato si sarebbero visti anche i fidanzati delle ragazze». Inutile dirti che, di fidanzati, neppure l’ombra. (...)
Pino Belleri scrive a Vittorio Feltri, Libero, 19.3.2011
Ricordate no? La furia di Berlusconi esplose immediata: "Stavolta sono deciso ad andare fino in fondo all'azione legale ... dietro alla scelta di pubblicare quelle immagini c'è una precisa strategia mediatica e politica". Ghedini sbottò con parole durissime: sono "fotografie procurate in dispregio di ogni diritto della privacy". Insomma, il settimanale Oggi per aver pubblicato quel servizio venne letteralmente sbranato. E ancora. Altroché immagini "scattate da fotografi autorizzati", è tutta roba dell'odiatissimo Antonello Zappadu, un professionista che ha dovuto più volte fare i conti (spesso vincendo) con la schiacciasassi difensiva del Cavaliere: Zappadu era talmente autorizzato che si beccò una denuncia per violazione della privacy ed una per violazione di domicilio, com'è lui stesso a confermarmi.
Bene. Allora non è solo meschina disinformazione, non è solo servile, e superficiale inchino, quello di Giuliano Ferrara. E' menzogna. Menzogna allo stato puro. Certificata. Aggravata dal peso dell'arroganza, e della supponenza. Falso pagato a peso d'oro, 640 euro al minuto. Si fotta, la deontologia professionale, sono bastate una manciata di serate per rivelare, o meglio, per confermare ai telespettatori italiani il metodo-Ferrara. E ancor più grave è la violazione del Codice Etico Rai, quell'insieme di regole che dovrebbe garantire ai cittadini un Servizio Pubblico "obiettivo", "imparziale", "corretto", "leale", e capace di produrre informazione di grande qualità. Sì, ciao. Non lo so quali siano le motivazioni che hanno spinto Giuliano Ferrara a mentire a milioni di italiani in maniera così spudorata, non lo so perché abbia calcato così tanto, su qualcosa di così palesemente falso, ma qualsiasi sia la spiegazione, ora è limpido come il sole: quest'uomo non può più lavorare per la Rai.